Descrizione
Si trattava, nei primi del 1900, di un alimento e un gioco; i bimbi divertiti dalla sua strana forma non esitavano a succhiarla e a morderla, cosa che risultava particolarmente utile nel periodo della dentizione, fornendo calcio per lo sviluppo delle ossa, oltre che ingegnoso sistema per alleviare il fastidioso prurito che si manifesta sulle gengive dei bimbi.
La forma si otteneva pressando, in uno stampo di legno formato da due pezzi sovrapponibili, la pasta filata del caciocavallo; tali stampi, all’epoca, erano per lo più intagliati a mano dai pastori, durante le loro lunghe giornate, con attrezzi di fortuna.
Si otteneva un formaggio dalla particolare forma di ‘pupa” o ‘pacchiana”, cioè una donna così chiamata perché indossava, sovrapponendoli, tanti capi colorati, senza alcuna logica di abbinamento.
La ‘pupa” di caciocavallo, che era utilizzata anche per rendere più bella la tavola dei giorni di festa, non si produce più. I pochi stampi ancora in circolazione sono gelosamente custoditi come oggetti d’antiquariato.
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